Il Duca, l’Orla e il Bugiardo

di Nuto (Bandabardò)

È gennaio, e a gennaio è difficile non pensare al Duca. E un attimo dopo non sobbalzare, pensando a quanto tempo è passato da quella volta che…

Orla: “Ale, sai che si potrebbe fare sabato sera, dopo il concerto?”

Ale: “No, non voglio più giocare alla Play, mi si stanno frantumando i pollici… e poi sono ancora sotto choc per l’inaspettata sconfitta che mi hai inflitto tre sere fa col Paraguay”

Orla: “No, intendevo qualcosa di meglio… molto più RnR!”

Ale: “Più RnR di un torneo a sedici squadre, andata e ritorno, a eliminazione diretta???”

Orla: “… sì! Andiamo a Milano e incontriamo David Bowie!”
Bowie a Milano il 6 ottobre. Imperdibile, in effetti.
Urge piano di battaglia. Sabato 5 abbiamo un concerto. Ma è vicino: Bergamo.

Ecco il piano:
Fase 1 – arrivo al locale il 5 pomeriggio, soundcheck, aperitivo, cena.
Fase 2 – concerto della Banda! Frizzi e lazzi.
Fase 3 – appello disperato ai fan presenti, dopo il concerto: urge un passaggio per due, direzione Milano. Più precisamente per la Feltrinelli di Piazza Piemonte (dove peraltro – neanche a farlo apposta – avevamo suonato appena una settimana prima per promozionare l’uscita di “Bondo! Bondo!”, l’ultimo lavoro della BB. Percui…)

Ale: “Percui è semplice! Dai, ci sto. Chiamiamo la Feltri e ci facciamo lasciare due accred…”

Orla: “Ah, no! Andiamo lì davanti subito dopo il concerto della Banda, e ci mettiamo in coda! Ogni ora c’è l’appello, chi va via perde il posto!”

Ale: “Sì, all’osteria… Ma tutta la notte davanti alla Feltrinelli?!? È un massacro… e poi io ho freddo!”

Orla: “Seeeee…si compra da bere e ci si riscalda!”

Ale: “Ma dai, siamo vecchi per queste cose! Non si potrebbe semplicemente chiamare? Poi andiamo lì direttamente verso l’ora di pranzo, magari per la notte ci prendiamo una doppia in qualche albergo nelle vicinanze, e non stiamo a sbatterci troppo… Tanto hai detto che Lui arriva per le 15:00!”

Orla: “Assolutamente no! Dobbiamo fare la coda ed aspettare romanticamente le 8 del mattino: solo allora, quando la Feltrinelli aprirà i battenti, avremo conquistato il diritto di indossare il braccialetto. Non vorrai mica scavalcare gli altri fan di Bowie in coda, approfittando biecamente delle tue conoscenze? Vero?”

Ale: “Uhm… no, no, certo che no!”

Orla: “E poi se no dov’è il rnr?!? Quando avremo il braccialetto potrai riposare un po’ su una panchina fino a quando non inizierà l’incontro. Ah, ricordati di portare un vinile per l’autografo.”

Ale: “…”

E così il sabato successivo i due amici partirono, suonarono, trovarono dei fan gentili, arrivarono alle tre di notte davanti alla Feltrinelli e lì videro che alcune decine di squilibrati erano effettivamente già in coda; non mancarono un appello, diventarono amici di Francesca – che ho incontrato per caso ieri sera in un pub, e chissà: forse se il cervello ha fatto BZZZ riportando a galla questa storia è merito suo – ed ebbero alla fine i loro braccialettini colorati.

Naturalmente la gentilissima direttrice del negozio li apostrcofò amorevolmente per non aver chiamato (“Pirla! Ma siete stati in coda tutta la notte?!”) e Ale cercò stancamente di strangolare Orla, ma entrambi erano troppo stanchi per strangolare o essere strangolati e dopo i saluti di rito i nostri eroi si accasciarono sul suolo pubblico in attesa del Suo arrivo, felici.

Poi la coda, un serpentone di ragazzi davanti. Come un appello straordinario all’università, una di quelle volte che sai di essere preparato ma per un qualche ignoto motivo senti che quella non è la tua giornata, e allora ti dovrai sforzare per essere più brillante di quello che sei. Pensa a qualcosa da dire, avrai solo pochi istanti per stringergli la mano e chiedere qualcosa, ma cosa… come si fa in trenta secondi? Gli chiedo di Ziggy, no, di Berlino oppure se si sente ancora con Iggy oppure no, forse di come suonava Mick Ronson. Oppure quali sono i suoi dischi preferiti tra… Non c’è più tempo, tra poco tocca ad Orla, ecco, adesso sta a lui, lo ha salutato. Sentiamo che gli chiede! Andrea è sempre così agile in queste situazioni, lui se la cava sempre alla grande…

Orla (due metri davanti a me, in perfetto inglese): “Ciao David, sono di Firenze. Sai, in realtà ti ho salutato già una volta: era il giorno del tuo matrimonio, stavo fuori dalla Chiesa di St James. Io abito lì vicino…”

David si scioglie in un sorriso meraviglioso, impossibile da descrivere. Conversano, brevemente ma con una rilassatezza invidiabile, come fossero vecchi amici. Maledetto Orla, ci sei riuscito! Ecco… ora si fa firmare la sua copia e adesso… adesso tocca a me! Adesso… adesso io! Sto per incontrare David Bowie. Cioè, lui davanti a me adesso è David Bowie.

Ale (in inglese perfettibile): “Uuuuuuhmmmmm… eeeeeeeh… bbbbbhhhoooouw… mmmmmh.”

Bowie: “?”

Ale: “Aaaaaaaahuuuuuummmm… uhm… eeee… anch’io! Anch’io ero… al tuo matrimonio! Lo giuro!”

Mi guarda come se avessi un uovo al tegamino al posto del cappello, poi mi concede una canonica stretta di mano e un sorriso gentile, anche a me una firma, grazie. Tic tac tic tac tic tac, forse potrei fare ancora in tempo a dirgli che io e la mia ragazza abbiamo incoronato “Life on Mars” come “canzone più bella del mondo”, ma forse no, che banalità! Oppure di quando a tredici anni ascoltai con Luca per la prima volta quel magnifico bootleg, o forse solo che il mio disco preferito è… Mi fanno il classico cenno “avanti il prossimo”, devo sloggiare, dannazione, fai qualcosa! Qualsiasi cosa per farmi dire almeno “Thank you”, come nel finale di “My Death”. Gli guardo ancora un attimo gli occhi, la famosa pupilla, quest’uomo è davvero… che sia davvero un marziano? Esco. Wham bam thank you ma’am, appunto.

Aspettiamo Francesca, poi andiamo verso la stazione e torniamo a casa in treno. Te che gli hai chiesto, nulla di che, che mano fredda, come è stato gentile, ma quanto è bello, ma dove ho messo il disco…

Morale? Non lo so. A voler essere cinici ho passato una notte in bianco per dire una bugia a David Bowie. Ma in fondo cos’è una bugia di fronte a tutte le volte che invece ho ascoltato la sua voce ad occhi chiusi? Quelle sono ore ed ore di verità, no? E ancora, cosa conta se non trovo più la mia copia autografata, maledetti siano i traslochi? La vita va avanti…

Orla: “Va beh dai…chi prendi?”

Ale: “La Norvegia. Mi sembrano solidi. Te?”

Orla: “Svezia. Facciamo il derby scandinavo”

Ale: “Ti faccio il culo!”

Orla: “Sì, sì… gioca, vai.”

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